Check-list: un’arma semplice per progetti complessi
Le check-list non sono solo liste di cose da fare ma nel mondo IT diventano strumenti potenti per ridurre errori, migliorare i processi e gestire la complessità dei progetti.
Le check-list non sono solo liste di cose da fare: nel mondo IT diventano strumenti potenti per ridurre errori, migliorare i processi e gestire la complessità dei progetti.uando pensiamo a innovazione tecnologica, ci vengono in mente strumenti sofisticati, algoritmi intelligenti e architetture cloud avveniristiche.
Eppure, uno degli strumenti più potenti e sottovalutati per portare a termine con successo un progetto complesso è… la check-list.
Sì, proprio quell’elenco di punti da spuntare che sembra roba da “fare la spesa”.
E no, non è una banalità: lo dimostra Atul Gawande, chirurgo e autore di The Checklist Manifesto, un libro che mostra come checklist ben fatte abbiano salvato vite in sala operatoria, ridotto errori e aumentato l’efficienza in contesti ad altissima complessità.
Perché una check-list funziona anche nell’IT
Il mondo IT, soprattutto nei progetti complessi, assomiglia più di quanto pensiamo a una sala operatoria:
- Tante variabili in gioco spesso legate tra loro
- Team multidisciplinari
- Tempi stretti e margini di errore ridotti
- Passaggi obbligati
Una check-list ben strutturata non è un inutile formalismo, ma uno strumento che:
- Riduce il rischio di dimenticanze – Anche il professionista più esperto può scordare un passaggio banale se sommerso da task urgenti.
- Crea allineamento – Tutti sanno cosa è stato fatto e cosa manca e possono segnalare disattenzioni/dimenticanze prima che generino danni irreparabili.
- Standardizza le procedure – Meno improvvisazione, più replicabilità.
Esempi concreti in un progetto IT
- Deploy in produzione: check-list di pre-deploy (backup, test di regressione, validazione ambienti).
- Sicurezza: controllo periodico delle patch, revisione permessi, audit log.
- Onboarding di un nuovo collega: accessi, documentazione, setup applicativo.
Basta una dimenticanza in uno di questi punti per ritrovarsi con downtime, vulnerabilità, ritardi e configurazioni errate.
Come creare una check-list efficace
- Breve e mirata – Non più di 5-9 punti per fase, altrimenti diventa un manuale.
- Chiara – Frasi semplici, azioni verificabili.
- Aggiornata – Rivederla periodicamente alla luce dell’esperienza (miglioramento continuo)
- Integrata nel flusso di lavoro – Non un file dimenticato in una cartella, ma parte del processo.
Il paradosso della semplicità
Più il progetto è complesso, più una check-list è necessaria. È come una rete di sicurezza per trapezisti: non serve quando fai prove a terra, ma diventa indispensabile quando lavori a 10 metri di altezza.
Conclusione: Una check-list non sostituisce il talento, l’esperienza o la capacità di problem solving ma li potenzia, evitando che il “fattore umano” diventi il tallone d’Achille del progetto.
Un altro aspetto interessante è che le check-list non servono solo prima e durante un progetto, ma anche dopo, quando qualcosa è andato storto. In questi casi, strumenti come il post-mortem aiutano a capire cosa è successo e come migliorare i processi futuri. Se vuoi approfondire, ho scritto un articolo dedicato proprio a questo tema pochi giorni fa: Post-mortem. Come imparare dagli errori per crescere nei progetti IT.
La prossima volta che stai per fare un deploy critico o avviare un nuovo sprint… chiediti: Ho la mia check-list pronta?