A proposito di Privacy …

E’ giusto che le aziende controllino il traffico internet effettuato dal personale?
Sempre più spesso mi viene domandato dagli utenti:

Ma è possibile che i miei capi guardano cosa faccio su Internet?

Partiamo da questa domanda per analizzare da un punto di vista più personale che legale questa spinosa faccenda. Voglio sottolineare che quello che scriverò in questo articolo sia frutto di una mia personale riflessione e non va preso come un must.

Iniziamo da qui:

In informatica con i prodotti giusti si può fare davvero qualunque cosa!

Privacy Girando per le aziende si vedono decine di utenti che navigano in internet non propriamente per fini aziendali. Quanto sia lecito utilizzare un servizio di Social Network (es: Facebook, Twitter, ecc) durante le ore di lavoro non spetta a me dirlo. Sta’ di fatto che per leggere e scrivere post su siti/blog occorre del tempo sottratto al tempo di lavoro per cui un’utente è pagato.

A questo punto mettiamoci nei panni dell’azienda che deve fatturare per pagare il dipendente. Se la persona non produce la società non fattura e se non fattura non avrà i soldi per pagare il dipendente.La domanda è: chi ha ragione?

A questo punto è lecito secondo voi controllare il traffico internet? Secondo me un minimo di controllo a livello aziendale è necessario! Immaginiamo il traffico verso internet come ad un fiume in cui viene riversato di tutto. Fatto? Se da un affluente arriva del liquido inquinante (es: traffico verso siti pedo/pornografici) è giusto secondo voi fermarlo con uno sbarramento e capire da dove arriva o è lecito farlo arrivare fino al mare?

Ovviamente questo è un caso estremo ma credo abbastanza chiarificatore. Ritengo che sia naturale e giusto a questo punto mettere dei controlli, incaricare una persona di farli e, nel caso di palese violazione, fare pervenire dei richiami verso l’utente che effettua traffico non consentito. Ovviamente non è giusto diffondere ai 4 venti quello che viene rilevato.

Sarà banale ma la cosa migliore che un’azienda possa fare è quella di far approvare un regolamento interno in cui si specifica che tra i mezzi messi a disposizione dell’utente (oramai indispensabile) ci sia l’accesso ad internet ma che questo non è “libero” ma vincolato da policy e controlli da parte di incaricati.

L’utente in questo modo è avvisato del rischio di richiamo che corre facendosi gli “affari propri” e  l’azienda è tutelata.

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